Cenni storici

 

Filogaso sorgeva contiguo a Panajia, tanto da sembrare un paese solo.

Per alcuni scrittori Filogaso si traduce in “casa amabile”, per altri in “virtuoso”. Mentre Panajia si traduce in “tutto puro”.

Nel 950 fu assalito e predato dai saraceni. Di Panajia si trovano tracce nei documenti storici del 1310, con la sua chiesetta parrocchiale retta da 2 preti cappellani, in cui si documenta il pagamento di una decime per una somma di 2 tari e 10 grana da parte di uno dei due preti.

1 oncia= 6 ducati= 30 tarì= 600 grana= lire 25,50
1 tarì= 20 grana= 2 carlini= lire 0,85
1 ducato= 5 tarì= 100 grana= 10 carlini= lire 4,25

Nel 1445 Filogaso diviene terra (comune) e Sant’Onofrio e Stefanaconi passarono suoi casali.
Insieme a Panajia era compreso nella vasta Contea d’Arena.
Nel 1507 il re di Spagna Ferdinado II il Cattolico diede il feudo di Filogaso a Gurello Carafa, in cambio della città di Terranova. Qui vi fecero edificare un sontuoso palazzo e fecero di Filogaso la loro residenza.

Nel 1523 venne fondato a Filogaso un covento domenicano, da Fra Vincenzo della Grotteria, intitolato a S.Maria di Loreto. In esso si venerava una reliquia della croce di Cristo a forma di crocetta, contenuta in una croce di cristallo. Qui vennero anche sepolti duchi di Nocera e altri nobili e principi.

Mentre a Panajia fu fondato il primo convento di Cappuccini in Calabria, da padre Ludovico Comi e padre Bernardino Molizzi insieme ad altri 30 religiosi. All’inzio i padri vennero ospitati dai domenicani, in seguito il duca di Nocera, don Ferrante Carafa gli concesse la chiesa di S.Antonio Abate situata fuori paese tra Filogaso e Panajia. Poi nel 1585 venne costruito il convento (probabilmente dove ora c’è il cimitero) e la chiesa venne intitolata a San Francesco. Il Convento conteneva 23 celle e c’erano 5 sacerdoti,4 chierici e 5 laici. Qui i Cappuccini di Calabria indossarono per la prima volta l’abito della riforma. Era qui custodita e venerata, la tavola su cui la duchessa di Nocera, Eleonora Concublet, aveva tagliato gli abiti col cappuccio a punta. Inoltre vi erano le reliquie di San Placido Martire e di S.Aniceto Papa.

Nel 1638 Filogaso e Panajia furono colpiti da un terribile terremoto che distrusse 118 case e il palazzo del duca di Nocera. Morirono 100 persone, di cui 62 uomini, 37 donne e 1 monaco. Le case vennero poi ricostruite e ristrutturate chiese e concenti.
Nel 1653 dopo un periodo di lotte tra fisco e Maria Ruffo, vedova di Francesco Maria Carafa, duca di Nocera, Filogaso e Panajia venivano assegnati ai Ruffo di Scilla per restituzione di dote. Ed in casa Ruffo rimasero fino all’eversione della feudalità (1806).
Filogaso e Panajia erano abitati da persone nobili e virtuose, circondati da boschi pieni di selvaggina di ogni tipo e campagne fertilissime in cui cresceva il Nardo Montano.

 

Nardo Montano (Valeriana Montana)

 

Qui si produceva dell’ottimo vino e olio. A Filogaso e Panajia nacquero persone illustri come: Tiberio Carafa, vescovo di Potenza e di Cassano; David Romeo, scrittore sacro; Domenico De Sanctis, teologo e oratore domenicano; Gregorio Angelieri, predicatore e scrittore sacro.

Un altro terremoto nel 1659 colpì Filogaso e Panajia in cui morirono 161 persone a Filogaso e 496 a Panajia. Vennero di nuovo ricostuite case, chiese e conventi.

 

Nel 1783 gli abitati furono colpiti ancora una volta da un terremoto, che fu detto “il flagello” per la sua devastante potenza. Anche se il numero dei morti fu minore (6 a Filogaso e 16 a Panajia) i due paesi erano rasi al suolo. Si vedevano grandi fenditure nel terreno. I conventi crollarono, quello dei Cappuccini fu soppresso e i suoi beni andarono alla Cassa Sacra.

Quello dei Domenicani fu soppresso nel 1809.
L’ordinamento amministrativo disposto nel 1799 dal Generale Championnet considerava Filogaso Comune nel Cantone di Monteleone. L’assetto dato dai francesi, ne faceva un Luogo, cioè Università, nel cosiddetto Governo Monteleone. Il successivo riordino (1811), istituito da Comuni e Circondari, retrocedeva Filogaso a frazione di Panaja trasferiti nel Circondario di Pizzo. Ma quando i Borbone, (1816), davano nuova sistemazione alla Calabria mediante l’istituzione di altre due province, di Reggio, e di Catanzaro in sostituzione di Monteleone, Filogaso veniva considerato Comune e Panaja sua frazione.
Nel 1532 Filogaso contava 60 fuochi; 74 nel 1545 ; 83 nel 1561; 128 nel 1595 e nel 1648; 62 nel 1669. alla fine dello stesso secolo i fuochi erano saliti a 128.
Ma cento anni dopo vi si contavano 450 abitanti. I censimenti dei secoli XIX e XX danno: 603 abitanti nel 1815; 1.030 dieci anni dopo; 678 nel 1849; 821 nel 1861; 711 nel 1871; 686 nel 1881; 766 nel 1901; 782 nel 1911; 838 nel 1921; 1.057 nel 1931; 1.184 nel 1936; 1.321 nel 1951. Oggi ne conta circa 1.500.

La Chiesa Parrocchiale, rifatta dopo il terremoto del 1783, del primitivo edificio conserva soltanto la struttura.

 

Filogaso dopo un terribile terremoto

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